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Quali social utilizzare per vendere la birra online

vendere birra online
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Come vendere la birra online attraverso i social network? Come raccontare il marchio di una birra e generare nuovo desiderio? Come suscitare curiosità per fidelizzare utenti e clienti?
Lo scopriamo in questo approfondimento dedicato al drink social per eccellenza.

 

La birra è social perché si beve in compagnia. I posti dove si è soliti consumare la birra sono il bar, il pub, il club: tutti luoghi nati per incontrare gli amici e socializzare. E davanti a un bel boccale di birra fresca è anche molto più facile chiacchierare. Poiché le interazioni passano sempre più spesso attraverso gli schermi, è normale che anche la comunicazione dei brand di birra passi attraverso questi mezzi. Non solo i grandi marchi, ma anche le piccole birrerie artigianali o i sempre più numerosi appassionati di birrificazione, utilizzano i social media per vendere la birra online.

A tutti sarà capitato di sentirsi dire: “ci vediamo stasera per un birretta”, o ricevere un messaggio simile. Gli amanti del prodotto avranno sicuramente la birra preferita, e il bar o birrificio di riferimento in cui consumarla in maniera quasi esclusiva. Proprio la questione dell’esclusività ha portato ad una crescita esponenziale della birra artigianale. Sempre più persone si sono interessate al processo di birrificazione e alla storia che ogni birra racconta. E sempre più appassionati hanno iniziato a distillare la birra in casa. Da qui l’idea di vendere il proprio prodotto. Come? Affidandosi a Internet e alle nuove piattaforme di comunicazione per raggiungere un pubblico interessato.

Vendere la birra artigianale online grazie ai social

La birra è una bevanda per ogni stagione: rinfresca le serate estive, allieta quelle invernali. Ci sono delle vere e proprie coppie sacre legate ad essa: “birra e partita”, oppure “birra e pizza”. È un prodotto a cui si legano determinati momenti e particolari ricordi. Presenta, inoltre, una storia e una produzione affascinante, che quasi rapisce per la sua semplicità e bontà.

Infatti, durante il lockdown sono aumentati coloro che hanno deciso di produrre la birra in casa. Un po’ per la chiusura dei locali, un po’ per occupare il tempo da trascorrere tra le mura domestiche, un po’ per sperimentare. La birra artigianale è stata una dei protagonisti del primo lockdown, seconda solo al lievito per panificazione! Conseguentemente, è aumentata la ricerca e la concorrenza per vendere la birra online. E per farlo, non c’è strumento migliore dei social media. Questi nuovi canali di comunicazione offrono la possibilità di presentare il proprio prodotto e il proprio brand in maniera assolutamente inedita e personalizzata. E lo fanno utilizzando vari formati, dall’immagine al testo, passando per il video e le animazioni.

Instagram, Twitter: i social per vendere la birra online

Il mondo dei social network è però molto veloce, oltre che ultra-competitivo. Bisogna sapersi muovere al suo interno, scegliendo con cura i contenuti e il momento per pubblicarli. Alla base ci deve essere un vero e proprio piano editoriale, di medio lungo periodo. Si pianifica su cosa puntare, cosa si vuole raccontare, con quale linguaggio e tono di voce. È importante crearsi una reputazione e distinguersi nel modo di comunicare, per non rischiare di rimanere invisibili.

Per questo motivo i social più indicati per la vendita di birra online sono due, Instagram e Twitter. Il primo consente un racconto per immagini, un percorso visivo che possa conquistare l’attenzione del cliente. La foto e i nuovissimi reel sono formati intriganti e coinvolgenti, che fanno breccia negli utenti online. Sono contenuti fruibili in maniera dinamica e veloce, proprio quello che i clienti contemporanei ricercano.

E poi c’è Twitter. Frasi di 280 caratteri, brevi e incisive. Con gli hashtag di riferimento, per inserirsi immediatamente nei discorsi di tendenza. Questo social è particolarmente interessante perché raccoglie un’utenza più specifica e filtrata, ideale per crearsi una nicchia di mercato. Una mossa essenziale soprattutto per chi desidera vendere online la propria birra artigianale.

Proprio questa caratteristica dell’immediatezza e della velocità rende Instagram e Twitter i migliori social per comunicare e vendere la birra online. Sui social network gli utenti scorrono i feed in maniera rapida e quasi compulsiva. È dunque giusto accontentarli con contenuti ad hoc, che raccolgano l’interesse di un utente distratto senza però volerlo incatenare.

Raccontare la birra su Facebook

Ad essi si aggiunge ovviamente Facebook, più discorsivo e statico ma proprio per questo importante come appoggio per le operazioni di branding. Su Facebook è possibile proporre un racconto più dettagliato della propria storia, con rimandi al sito web e direttamente all’e-commerce.

In particolar modo Facebook è utile per creare engagement e rapporto con la community. I post e i racconti pubblicati possono diventare terreno di scambio, con commenti e tag. Ovviamente quando un utente commenta è bene rispondere, proprio per creare quell’idea di relazione e rapporto. Sui social non si fa mai un monologo, ma è sempre un dialogo a più voci, aperto a tutti gli utenti. Facebook offre proprio la possibilità di coinvolgere gli utenti. I suoi contenuti raccolgono molte interazioni e possono essere ricondivisi anche dal pubblico.

Il caso studio: Ceres

Un esempio virtuoso di comunicazione online con i social media della birra è quello di Ceres. Il brand danese si contraddistingue per ironia, tempestività e creatività. La strategia alla base della comunicazione di Ceres è stata quella di spostare il focus dalla birra stessa. Non concentrarsi sul prodotto ma sull’attualità, sulle persone, sulle storie che attraverso la birra si possono raccontare.

Ceres rappresenta la case history perfetta per analizzare il real time marketing, una vera e propria esigenza per vendere la birra con i social. Fare marketing in tempo reale significa cavalcare i trend del momento, inserirsi nei discorsi di tendenza, aggiungendo i propri contenuti e i propri messaggi in maniera creativa e coerente. Per farlo c’è bisogno di velocità e flessibilità, che si acquistano con l’esperienza e avendo alla base un piano editoriale chiaro ma non fisso. Alcuni esempi sono i post dedicati alla SuperLega di calcio e ai colori delle regioni per i DPCM nel periodo covid. Sfruttando l’onda mediatica creata da tali questioni, Ceres ha offerto contenuti simpatici e ironici che mettevano in risalto la birra proprio in quel contesto. In particolare, riferendosi alla riapertura dei locali e alla possibilità di svolgere attività fisica all’aperto Ceres ha postato una serie di immagini scrivendo: “fare un salto al bar è considerato attività motoria” e altre frasi simili. Senza parlare direttamente di birra ha attirato l’attenzione, strappato un sorriso e costruito un’immagine di brand forte e reattiva.

Ma non tutti sono così bravi: capita a volte, sopratutto nei casi in cui si fa una comunicazione al limite tra pubblicità, ironia e sarcasmo, di incappare in errori. Sui social tutto corre veloce e da un sassolino si crea facilmente una valanga: è successo a più di un brand. In questi malaugurati casi è necessario gestire la meglio la situazione per far rientrare la polemica e limitare i danni. Un team social preparato che si occupi del crisis management di queste situazioni è ciò che ci vuole.


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